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CasaPound Gorizia corregge i pannelli del '900

Pannelli del ‘900, CasaPound Italia Gorizia interviene con un azione in piazza Vittoria “Tabelloni da correggere assolutamente, questa non è la storia di Gorizia”



Anche CasaPound Italia Gorizia interviene duramente contro i tabelloni ideati da Dario Stasi “I tabelloni cartelloni presenti in piazza Vittoria e ai Giardini Pubblici non raccontano la storia di Gorizia, ma una parte di essa rielaborata in chiave filo-jugoslava e politicamente tendente all’ideologia di sinistra: per questo motivo abbiamo deciso di coprirli simbolicamente” comincia così il comunicato di Gabriel Porta, responsabile provinciale di CasaPound Italia Gorizia.


“Dei pannelli ideologizzati che raccontano la storia di Gorizia in chiave filo-titina: le nostre correzioni hanno posto fine ad una mistificazione della storia della città”

“In primo luogo mancano episodi chiave della storia della nostra città, come l’entrata a Gorizia di Aurelio Baruzzi e in generale della presa di Gorizia, o delle grandi manifestazioni d’italianità del ’46 o ancora dell’intervento della X MAS a Tarnova, che bloccò il sogno imperialistico comunista di Tito nel ’45, oltre alle figure ad esempio di Enrico Toti o Carlo Michelstaedter” continua Porta. “Altre tematiche invece riteniamo siano state liquidate con troppa superficialità: il fiume Isonzo, Sacro alla Patria, in quanto luogo simbolo dell’eroico sacrificio dei soldati della Grande Guerra per difendere i confini nazionali, viene citato come semplice fiume che attraversa la città; altro esempio è la palese omertà politica riguardo la raffigurazione del monumento ai goriziani deportati in Juogoslavia di Parco della Rimembranza, dove viene omessa la mano criminale dei partigiani comunisti filo-titini” spiega ancora il responsabile. “Nel complesso, non si può non notare la palese faziosità politica e la mancanza di oggettività nella scelta, provata dall’inserimento di luoghi e momenti poco significativi per Gorizia, come la “Tipografia partigiana” o il raduno di Okroglica” conclude il responsabile; “un lavoro come questo può essere avallato da un circolo comunista, non da un’istituzione come il Comune, e il suo assessore alla cultura, che dovrebbero pretendere un’obiettività storica per le proprie installazioni”.

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